XV convegno a Milano
Il sette e l’otto di giugno si è tenuto al politecnico di Milano il convegno europeo biennale organizzato tra gli altri dall’UNEP (United Nations Environment Programme) e dal Centro Studi Galileo, sotto il patrocinio della presidenza del consiglio dei ministri.
Conservo gli atti del convegno dal 1993; negli anni il livello tecnico e il numero di partecipanti sono cresciuti di pari passo; oggi il convegno ha rilevanza mondiale, testimoniata dalla partecipazione internazionale. In tutti questi anni il prof. Alberto Cavallini, puntualmente presente al convegno, è stato un punto di riferimento per competenza e per livello di ricerca.
Nel tempo è cresciuta anche la consapevolezza dei partecipanti dell’importanza della salvaguardia del clima. La normativa europea per la tutela del clima è considerata la più avanzata al mondo; quella americana invece langue, forse a causa dell’AHRI (Air-Conditioning, Heating, and Refrigeration Institute), associazione di costruttori di attrezzature HVACR, che sembra far melina per ritardare l’applicazione di regolamentazioni a favore del clima.
Tra le novità del convegno, rispetto a due anni fa, inizierei da quella che più mi ha colpito.
Il sig. A. Kaschl della Commissione europea ci ha spiegato che a loro avviso, per ridurre il riscaldamento globale del nostro pianeta, il sistema più semplice, rapido, ed economico consiste nel ridurre l’utilizzo degli HFC.
L’opinione non è campata in aria, ma deriva da una serie di studi elencati nell’area dedicata agli F-gas. Nei mesi a venire, possiamo attenderci una modifica alla normativa vigente sugli F-gas.
In merito alle misure transitorie e all’interpretazione della normativa vigente è stato comunicato quanto segue.
Non si prevedono proroghe al termine ultimo dell’undici giugno per l’iscrizione al registro provvisorio degli F-gas. Oltre tale data, ci si potrà iscrivere solo se in possesso dei titoli necessari.
Si prevede che le comunicazioni all’ISPRA saranno accettate per tutto il mese di giugno, come riportato dal portale.
La Commissione europea ha interpretato la regolamentazione nei confronti delle aziende che utilizzano personale interno per la manutenzione dei propri impianti frigoriferi, stabilendo che non è necessaria la certificazione dell’azienda, bastando la sola certificazione del personale addetto.
La sig.ra C. Norcia del Bureau Veritas Italia ha riportato i requisiti minimi da loro adottati per la certificazione delle aziende per le operazioni sugli F-gas, in conformità alle prescrizioni ACCREDIA RT-29, di seguito riassunti:
- personale qualificato in ragione di almeno un’unità ogni 200.000 euro di fatturato o frazione, relativo alle attività inerenti agli F-gas
- possesso di attrezzature e procedure adeguate
- piano della qualità specifico per le attività in questione
- gestione delle non conformità e dei reclami
I certificati rilasciati sono soggetti a verifica annuale di mantenimento e a rinnovo quinquennale.
Un’interessante curiosità è stata segnalata dal sig. J. Curlin dell’UNEP.
Come noto, gli idrocarburi (HC) sono ottimi sostituti degli HFC, grazie al basso potenziale di riscaldamento globale (GWP) e alle buone prestazioni. Il propano (R290) e l’isobutano (R600a) sono particolarmente diffusi nella refrigerazione.
Per i frigoriferi domestici gli HC sono ottimali, viste le cariche modeste; per i frigoriferi industriali sono richiesti accorgimenti speciali dovuti all’infiammabilità degli HC.
Gli HC sono generalmente più disponibili e più economici degli HFC, ragion per cui in Africa e in altre parti del terzo mondo è stato riportato l’utilizzo in retrofit per impianti di refrigerazione tradizionali, senza alcuna misura di sicurezza.
Loro malgrado, tali paesi sono avanti a noi nell’adozione di refrigeranti ecologici, sia pure a discapito della sicurezza.
Prosegue la ricerca sulle idrofluoroolefine (HFO), come l’1234yf, che beneficiano di un basso GWP dovuto alla loro breve vita in atmosfera.
Pare oramai certa l’adozione dell’1234yf nel condizionamento dell’auto.
I produttori di gas si stanno cimentando nelle varianti di HFO e nelle loro miscelazioni con HFC e con refrigeranti naturali. Un esempio per tutti è il refrigerante AC6, provvisoriamente classificato come R445A, e composto dal 6% di CO2, 9% di 134a, e 85% di 1234ze. Fortemente zeotropico, leggermente infiammabile, con un basso GWP, l’AC6 è un futuro candidato per il condizionamento dell’auto.
Tornano d’attualità gli impianti singoli al servizio degli espositori refrigerati nei supermercati, nella variante con condensazione ad acqua e regolazione mediante inverter.
Il nome esotico “water loop” indica l’anello d’acqua di condensazione che alimenta le varie unità motocondensanti a bordo degli espositori; se non si tratta della scoperta dell’acqua calda, poco ci manca.
Le fughe sono ridotte dall’affidabilità dell’assemblaggio in fabbrica, piuttosto che in cantiere; la temperatura di evaporazione è regolata banco per banco in maniera ottimale.
Per contro i compressori più piccoli hanno un’efficienza inferiore, e le pompe di circolazione dell’acqua sono un consumo aggiuntivo.
Un’ulteriore considerazione è per le cariche di refrigerante che calano da 3.48 a 0.72 kg/kW. Chi scrive segnala che per un impianto ReFreeX le cariche sarebbero attorno a 0.3 kg/kW, senza adottare particolari ottimizzazioni.
Infine una presentazione LU-VE della nuova gamma di evaporatori Value Defender, indicata per le celle frigorifere di lunga conservazione con alta umidità relativa. La gamma adotta la posizione premente dei ventilatori, così come da tempo fa la Helpman nei modelli Thor-F, utilizzati in Europa per la lunga conservazione dei prodotti agricoli.
La posizione dei ventilatori in ripresa dell’aria elimina la deumidificazione dovuta al post-riscaldamento generato dal calore dissipato dai motori dei ventilatori; si ottiene inoltre un efflusso dell’aria più lineare, per una migliore distribuzione in cella.
La gamma Value Defender presenta poi una forma trapezoidale per ottimizzare l’utilizzo degli spazi in cella, ed è dotata di ventilatori ad alta efficienza.
La LU-VE riporta i risultati di un test in una cella di conservazione delle mele, condotto presso il consorzio Melinda, ove si è ottenuta una riduzione del calo peso, a parità di altre condizioni, rispetto ad altre celle dotate di differenti evaporatori.
Dal convegno è tutto.
Riassunto completo ed esaustivo. Per gli evaporatori, corsi e ricorsi storici, già negli anni ’70 la Perego produceva evaporatori prementi, che per la Lu-Ve, allora Contardo, erano il male assoluto 🙂